Raccontaci un po’ di te e del tuo progetto.
Sono Paloma García Lopez, e sono la fondatrice di The Circular Project shop, il primo spazio
multimarca di Madrid specializzato in moda sostenibile ed etica. Ci occupiamo principalmente di
disegnatori spagnoli, che fanno moda con tessuti organici, o che ricercano nuovi materiali,
recuperano piccoli scarti e cercando di realizzare un progetto nei limiti del possibile il più
sostenibile, etico ed ecologico.
Come è nata l’idea di creare questa realtà?
Questo è il frutto di un’evoluzione. Durante la profonda crisi economica, io stavo lavorando in una
multinazionale tedesca, tagliò molto personale in quel periodo, compresa me, fu un licenziamento
inaspettato, e decisi di ripianificare tutta la mia vita come volevo io.
Avevo una cosa in testa molto chiara. Volevo essere io la padrona del mio destino, volevo creare
qualcosa di mio ma con dei valori che sempre mi hanno accompagnata, quindi creai una marca di
moda con una certificazione per i diritti dei lavoratori, certificazione organica ed emissioni minime
di co2. Qualcuno mi disse che stavo facendo moda eco sostenibile, io avevo solo scelto con il mio
istinto quello che mi sembrava giusto, mi si accese la lampadina, ed iniziai ad investigare. Vidi che
c’erano molte persone che lavoravano con i miei stessi principi, anche se qui in Spagna siamo
ancor agli inizi, non c’era un spazio dove mostrare questo tipo di moda. Decisi di aprire il primo
spazio a Madrid, per questo dico che è frutto di un’evoluzione, ora sono già due anni e mezzo che
siamo aperti. Col tempo The Circular Project shop, si è convertito anche come sede
dell’associazione di moda sostenibile di Madrid
Sono nate altre realtà come the Circular Project a Madrid o in Spagna?
Stiamo riuscendo a far parlare sempre di più di questo tema, all’inizio era più la curiosità, ma
adesso l’argomento viene preso sul serio, appaiono sempre più cose, a Madrid ha aperto un altro
piccolo negozio nel Barrio Malasaña per esempio. Ogni giorno nascono sempre più marchi con
questi principi, quello che ci auguriamo è che nasca un progetto solido, dato la maggior parte delle
volte, queste realtà nascono con le migliori intenzioni però senza un vero progetto imprenditoriale
e un buono studio di come portarlo al termine.
Esiste un cliente tipo di The Circular Project shop?
Si certo! Per prima cosa è un cliente che ci cerca, con un livello culturale medio alto,
anticonformista, con una buona possibilità economica, che ci domanda sempre molte cose e si
interessa in quello che sta comprando, e al di la dello shopping è anche attivo nella vita
quotidiana. Non si lascia influenzare dalle campagne pubblicitarie, è padrone del suo destino. Ci
sono anche clienti che non conoscono l’esistenza di questo mondo però al momento che ne
vengono a contatto, iniziano ad approfondire le loro conoscenze e ad innamorarsi di quello che
facciamo, se devono fare un regalo vengono spesso qua… non hanno tutta la conoscenza sociale
ed ecologica rispetto al nostro solito cliente ma ogni volta che entrano scoprono nuove cose.
Credi che le persone si interessino veramente di quello che acquistano?
Si è il motivo per il quale stiamo lottando, normalmente abbiamo l’idea che la moda sostenibile sia
“bruttina”, qui lottiamo perché si riconosca il lavoro che c’è dietro al disegno, anzi al eco disegno e
lo sviluppo di ogni singolo indumento. Gli stilisti in primo luogo sono stilisti, con o senza il fatto di
essere ecosostenibili, questo è un valore aggiunto, si, ma prima di tutto sono stilisti. Questa cosa
piace molto, sorprende, qua non trovi cose di seconda mano, trovi vestiti appena disegnati, di alta
qualità, con disegno moderni e contemporanei, alcuni anche più innovatori e all’avanguardia
rispetto ad altri.
I clienti sono aumentati da quando avete iniziato?
Si certamente, il movimento che si è creato all’interno del negozio adesso non ha niente a che
vedere con quando ho iniziato, adesso ci conoscono, conoscono il nostro progetto, ed ogni volta ci
sono sempre più persone.
Hai mai riscontrato qualche problema?
Siamo un progetto abbastanza importante e fino adesso io l’ho portato avanti da sola, con il mio
solo lavoro, c’è sempre più richiesta e sempre più lavoro, quindi il mio problema attualmente è
quello di creare un’equipe, persone che credano in tutto questo e mi possano aiutare. Trovare
qualcuno che ti finanzi il progetto è la seconda tappa; poi, se conti che le marche con cui collaboro
sono spesso piccole realtà, con un team di pochissime persone, (con disegni esclusivi ed edizioni
limitata,) se ti va bene ti portano una solo articolo di ogni taglia, questa mancanza del prodotto,
che può essere anche la forma d’incanto o di attrazione di questa moda, spesso si può rivelare
come un gran problema, molte persone restano senza comprarsi un modello perché non ci sono le
taglie.
Credi che sia importante che in spagna e nel mondo si creino altre realtà come The Circular
Project?
Assolutamente si. Quando ho iniziato spesso mi dicevano: “che fortuna, sei la sola, senza
concorrenza” io rispondevo “È un bene ed un male, perché al momento che ce ne saranno di più è
perché ci sarà più domanda e più coscienza sull’argomento”. Quando ha aperto il negozio in
Malasaña, io ero molto felice per il fatto che esistesse un altro tipo di azienda come la mia. La
maggior parte di questi negozi si trova a Barcellona anche se non sono moltissimi.
Sei felice di aver fatto tutte queste scelte?
Si è molto gratificante, ma si soffre anche molto, non cambierei mai la mie scelte con nessun’altro.
Si che sono felice. Sono molto contenta perché ogni traguardo che conquisto è una vittoria, come
il progetto di legge presentato a Bruxelles, con il quale vogliamo mettere dei freni sugli abusi dei
diritti umani dei lavoratori e salvaguardare il medio ambiente da parte delle industrie tessili. Da
quattro anni fa, quando è crollato il Rana Plaza erano state promesse delle garanzie che non sono
mai state prese in considerazione fini ad oggi. Ci sono parlamentari che si sono battuti per questa
causa ed io insieme ad altri progetti siamo stati invitati al parlamento, dove abbiamo vinto con la
maggioranza assoluta, è stato impressionante, un momento storico per tutta la moda sostenibile,
era quello per cui stavamo lottando da quattro anni. Adesso dobbiamo solo aspettare che la
giustizia e la legge facciano il loro percorso, è già stata approvata e non si può tornare indietro.